Il Movimento 5 Stelle è allo sbando. Paladino dell’antipolitica, della democrazia diretta e della lotta alla poltrona, è rimasto imbrigliato nella rete di norme e cavilli che egli stesso ha tessuto. L’ultima vicenda, quella del tribunale di Napoli che ha sospeso le modifiche allo statuto e fatto decadere Conte, è l’emblema dei pentastellati: improvvisazione, approssimazione e sciatteria.
La cosa più grave è che a portare l’ormai ex presidente dei 5 Stelle in tribunale siano stati gli stessi iscritti, che hanno dato il via all’ennesima faida interna. La precedente risale a una settimana fa, quando si è arrivato addirittura a parlare di scissione tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, con i loro rispettivi sostenitori.
Allora a metterci una pezza era stato Beppe Grillo. E di nuovo il garante del Movimento è tornato a parlare, invocando la calma. “Non prendiamo decisioni avventate”, ha tuonato riprendendo di fatto in mano le redini dei 5 Stelle.
Dal canto suo, Di Maio rimane alla finestra e attende. Il suo momento potrebbe arrivare presto nonostante le dichiarazioni di Conte. “La mia leadership si fonda sulla condivisione e non sulle carte bollate”, ha detto l’ex premier, dimostrando ancora una volta l’attaccamento per quella poltrona che tutti i grillini dicevano di disprezzare.
Conte aveva l’occasione di rivoluzionare le fondamenta del Movimento 5 Stelle, invece ha deciso di non agire rimanendo schiacciato da quel meccanismo che si è rifiutato di cambiare.
E così i pentastellati si sono trovati a fronteggiare una crisi di identità senza precedenti. Non sanno cosa vogliono fare né dove vogliono andare. Spaccato al suo interno, il Movimento viene conteso da due personalità che pensano soltanto a farsi la guerra per accaparrarsi il primato. Entrambi, tuttavia, mancano di visione politica e di iniziativa.
Il terremoto che ha scosso i 5 Stelle ha azzerato tutto. Bisogna ricostruire daccapo, dicono i grillini. Ma sembra che ci sia davvero poco da ricostruire. L’ex comico genovese deve prendere atto che il suo movimento si è trasformato in un partito e, in quanto tale, deve dotarsi di un programma, di obiettivi chiari ed esposti in maniera comprensibile. Solo così il M5S potrebbe risorgere dalle macerie e riacquistare un minimo di credibilità agli occhi dei propri elettori.