Cinque quesiti sui Referendum Giustizia sono stati ritenuti ammissibili dalla Consulta. Adesso la parola passa agli italiani. In primavera avremo una grande occasione per dare il via a una riforma della giustizia necessaria e attesa da troppo tempo.
Il parere favorevole della Corte, seppur per motivi diversi, ha raccolto il consenso bipartisan. Da qualunque lato la si guardi, tutti sono concordi nel sostenere che la materia oggetto del referendum abbia bisogno di una svecchiata.
I quesiti relativi all’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità e alle limitazione delle misure cautelari, in modo particolare, rappresentano a mio avviso una svolta di civiltà democratica. Il fine meritorio della legge Severino, che si proponeva di estromettere dalla carriera politica tutti colori che si fossero macchiati di gravi reati, di fatto è diventata un’arma nelle mani della magistratura. Ne risultano così alterati quegli equilibri di pesi e contrappesi che devono regolamentare i poteri dello Stato, facendo pendere verso il sistema giudiziario la bilancia del potere.
Il secondo quesito tende ad abolire quella parte del codice di procedura penale che prevede l’arresto preventivo. In un Paese come il nostro, dove i processi si celebrano sui media prima che in tribunale, l’arresto preventivo per reati collegati alla politica o alla pubblica amministrazione, agli occhi dei cittadini equivale già a una condanna, portando ad aberrazioni che inquinano il sistema democratico.
Giusto anche prevedere una separazione delle carriere per magistrati e pubblici ministeri. Il sistema attuale, soprattutto in fase di indagine preliminare, risulta viziato dati i numerosi interessi che vanno a intrecciarsi.
Giudicati ammissibili anche i quesiti relativi alla riforma del Csm e all’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM.
I cittadini hanno tra le mani la possibilità di riformare finalmente il sistema giudiziario, considerato che finora il legislatore non ha trattato seriamente l’argomento. L’Italia ha bisogno di una giustizia moderna e al passo con i tempi. Se la decisione della Consulta dovesse stimolare il parlamento a legiferare in merito, la richiesta avanzata dai promotori del referendum avrebbe comunque raggiunto il suo obiettivo: rimettere al centro dell’agenda politica un tema non più procrastinabile.