Il 24 febbraio 2022, con la guerra alle porte dell’Europa, evoca un’altra data, quella dell’11 settembre 2001. Allora fu Bin Laden ad abbattere le Torri Gemelle sferrando un colpo al cuore degli Stati Uniti. Stavolta è Vladimir Putin che invade l’Ucraina nel tentativo di riportare indietro le lancette dell’orologio. Un autocrate dittatore che non accetta che il Paese guidato da Zelensky guardi al modello democratico occidentale.
Di fronte al quadro geopolitico attuale, il pensiero va anche a Pratica di Mare, la base militare sul litorale romano dove il 28 maggio 2002 l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fu promotore di uno storico accordo che consentì un allargamento del Consiglio della Nato alla Federazione Russa. Allora il Cavaliere riuscì a mettere allo stesso tavolo Putin e George W. Bush, nemici storici che per l’occasione arrivarono addirittura a stringersi la mano.
Oggi, invece, il democratico Joe Biden deve fare un esame di coscienza e ammettere le proprie responsabilità. L’equilibrio al confine tra Russia e Ucraina era labile ma reggeva, finché il presidente americano non ha forzato la mano parlando di Nato dove, forse, l’Ucraina voleva entrare. Un guanto di sfida lanciato a Putin, che non ha esitato ad attaccare per primo sentendosi accerchiato.
Ciò non giustifica la follia di un presidente, quello russo, che si crede uno Zar e cerca di ricreare l’Impero russo ormai scomparso. Ma ci restituisce un quadro molto più complesso di quello che appare a prima vista.
E l’Europa? Mai come in questo momento appare fragile. Finora le guerre riguardavano qualcun altro, si svolgevano in luoghi remoti. Ora, invece, ce l’abbiamo in casa ma non siamo pronti a reagire. Ci siamo imborghesiti, pensando solo alla crescita economica, convinti che bastasse studiare la storia per non ripeterla. E che la Nato ci avrebbe protetti tutti come un difensore del Vecchio Continente.
Il modello stesso dell’Europa è messo in crisi da quanto sta accadendo tra Russia e Ucraina, soprattutto dal punto di vista diplomatico. Mancano leader forti, carismatici, in grado di fronteggiare una situazione complessa come quella attuale. Già durante la pandemia, dalla quale stiamo finalmente iniziando ad uscire, abbiamo sfiorato il grottesco. Cosa saremo capaci di fare in caso di guerra? Forse chiameremo i virologi a spiegarci come gestire l’emergenza.