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La Francia messa a ferro e fuoco

Emmanuel Macron ha la poltrona salva, per ora. La tattica del porre la fiducia sulle pensioni alla fine ha giovato al Presidente. L’esecutivo francese, infatti, sopravvive per nove voti alla mozione di censura dell’opposizione. La riforma delle pensioni, che innalza gradualmente l’età pensionabile a 64 anni rispetto ai precedenti 62 che sono un costo troppo oneroso per lo Stato, è quindi diventata legge. Finisce qui, secondo voi? Neanche per sogno. I francesi sono un popolo fiero e molti altri – compresi noi – hanno solo che da imparare da loro perché dalle parole passano sempre e comunque ai fatti, anche se questo vuol dire mettere a ferro e fuoco le loro amate città.

Appena annunciato il passaggio della riforma che è divenuta legge, la protesta violenta dei cittadini è esplosa in piena notte per tutte le città della Francia, a partire dalla capitale Parigi, messa a soqquadro dai manifestanti. La Francia è sull’orlo della guerra civile? Forse questo termine può sembrare troppo forte, ma il popolo francese non si fa scrupoli a fare le barricate in piazza e protestare – con metodi anche fin troppo violenti – per far sentire la propria voce, far valere le proprie intenzioni e manifestare tutto il loro disappunto. Lo avevano fatto in passato quando aveva preso piede il fenomeno dei gilet gialli. La memoria storica di questo fiero Paese parla già per tutti coloro che non si fanno scrupoli nel manifestare legittimamente contro chi, tutore del potere conferitogli proprio da loro in sede di elezioni, dà uno schiaffo proprio a quel popolo che ha riposto piena fiducia, pensando che agisse per il meglio.

Quando non sono d’accordo con chi decide il loro futuro, i francesi non si fanno scrupoli a scendere in piazza e protestare. Da condannare ovviamente ci sono gli atti vandalici e la violenza che molti partecipanti utilizzano contro le forze dell’ordine, creando poi disagi alle attività commerciali cittadine. La violenza in questo senso non porterà mai alcun vantaggio, anzi, fa sprofondare una protesta (lecita e legittima) dalla parte del torto. Ma è inevitabile non focalizzarsi sul fatto che questi eventi sono soprattutto sintomo del forte malessere che il popolo francese sta vivendo in queste ultime settimane. Emmanuel Macron è probabilmente sull’orlo del precipizio. Continua a voltare le spalle alle richieste di ascolto da parte non solo dei suoi oppositori ma anche dei propri elettori che ora si dimostrano sempre meno convinti della loro scelte elettorale. Un leader che non sa ascoltare i propri cittadini è un politico a metà, un uomo ottuso che invece di pensare al bene della “res publica”, si focalizza sul tornaconto personale e nel mantenere caldo il posto all’Eliseo, tappandosi le orecchie mentre intorno a lui tutto brucia. 

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