Donald Trump sta passando alla storia anche se ormai è lontano dalla Casa Bianca da tre anni. Entrerà negli annali per essere un ex presidente perseguitato anche e soprattutto quando non è più in carica. Infatti, notizia di qualche ora fa, è l’incriminazione del tycoon da parte del Gran Giurì di New York, Alvin Bragg, già “famoso” per aver supervisionato le accuse di molestie sessuali nei confronti di Harvey Weinstein, l’ex re delle produzioni hollywoodiane. Le accuse precise ancora non sono note, ma il caso sotto la lente è quello del presunto pagamento in nero del presidente ad una pornostar, Stormy Daniels, durante la campagna elettorale del 2016, per farla tacere sulla loro ipotetica relazione. Un fatto, tra l’altro, risalente a quasi dieci anni fa.
L’episodio che coinvolge il tycoon, perciò, ha dell’inverosimile. Ma noi italiani non siamo poi così sorpresi: in confronto a Silvio Berlusconi e il suo excursus giudiziario, Trump risulta essere un novellino in termini di persecuzione mediatica e non. Il repubblicano sarà il primo ex presidente degli Stati Uniti a a dover affrontare accuse penali. Entro martedì dovrà sottoporsi a tutte le procedure del caso, comprese le foto segnaletiche e il rilascio delle impronte digitali, e probabilmente al processo dovrà affrontare oltre trenta capi di accusa per frode fiscale. Questa passerella umiliante sicuramente farà sorridere la sinistra americani e tutti i nemici dell’ala repubblicana del tycoon, primo tra tutti Ron DeSantis (che cerca di spodestarlo senza successo, dato che nei sondaggi per le prossime primarie repubblicane è sotto di parecchi punti nella rincorsa a Trump).
La trama è palese agli occhi di tutti: il timore che Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca nel 2024 è reale. I suoi sostenitori in tutti questi anni non l’hanno mai abbandonato, sostenendolo in ogni dichiarazioni pubblica e, anzi, molti repubblicani si sono convertiti alla causa trumpiana non avendo alternative concrete dall’ala repubblicana. Quando la sinistra, poi, non ha questioni reali e valide a cui aggrapparsi per continuare imperterrita a giudicare l’operato politico di Trump, allora punta tutto sul personale, attaccando il nemico su fatti che non dovrebbero proprio aver rilevanza nel dibattito pubblico. La sinistra americana, però, ha la memoria corta: Bill Clinton per lo scandalo di Monica Lewinsky aveva addirittura mentito davanti al giudice che lo interrogava. Pertanto, i democratici non sono di certo nella posizione di dare lezioni di eticità a Donald Trump.
Questa storia di Stormy Daniels sicuramente non finirà qua. Ma se gli anti-trumpiani d’America (ma anche di tutto il mondo) pensano che questa vicenda segnerà la fine del tycoon, sono decisamente fuori strada. La persecuzione giudiziaria, politica e mediatica che Trump sta subendo non farà altro che rafforzare la leadership dell’ex presidente sia agli occhi dei suoi fedelissimi – che non hanno mai fatto mancare fiducia e stima nei suoi confronti e che ora sono più compatti che mai – sia a quelli di nuovi adepti. La battaglia per le presidenziali 2024 inizia già da oggi, perchè quando il gioco si fa duro i trumpiani danno sempre il meglio. E il processo appena avviato potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol.