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Renzi e Calenda ai ferri corti

La malattia di Berlusconi e l’immediato ricovero ha inevitabilmente aperto delle domande a cui al momento è difficile dare risposta. Che ne sarà di Forza Italia? Chi prenderà le redini del partito? Cosa faranno i forzisti, confluiranno verso Lega e FdI oppure troveranno altrove una nuova casa dei moderati? Fortunatamente questi dubbi non verranno svelati a stretto giro, poiché il Cavaliere sta rispondendo bene alla terapia a cui è sottoposto. Molti però tempo fa avrebbero scommesso su un passaggio di consegne o meglio un passaggio degli azzurri orfani di Forza Italia verso soprattutto il Terzo Polo, nato quasi per gioco alle scorse elezioni politiche.  

E giusto un gioco probabilmente è stata questa alleanza che ancora oggi non ha alcun significato né visione politica comune. Un patto tra due “prime donne” come Matteo Renzi e Carlo Calenda che non aveva senso né a settembre – soprattutto perché hanno messo insieme un numero imbarazzante di voti – né adesso, dato che Renzi pensa a tutto tranne che a fare il politico, lasciando a Calenda le redini di tutto.  

Che i due non si sopportassero non era proprio un mistero. Il tentativo di costruire un’ala politica unica formata da Italia Viva e Azione, quindi, sembra essere fallito prima ancora di nascere, a causa della tensione tra gli ex alleati politici Renzi e Calenda. Renzi ha annunciato proprio la scorsa settimana di aver accettato l’incarico di un anno in qualità di direttore del quotidiano Riformista. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in un equilibrio già molto precario. Da quel momento è partita la bagarre a suon di comunicati e tweet tra renziani e calendiani.

I renziani fanno sapere che al loro leader è stato chiesto un passo indietro dalla leadership del Terzo Polo che rimarrebbe così nelle mani di Calenda. Il fondatore di Azione ne è ben contento ma non si rende conto che in questa situazione e nell’agenda politica rischia di essere più incisivo Renzi da direttore del Riformista che lui stesso da leader di una coalizione traballante e tutt’altro che solida. Azione ora accusa Renzi di tatticismo e critica la sua mancanza di impegno da parte a fondere i partiti e finanziare il nuovo soggetto politico e le campagne elettorali. Italia Viva, d’altro canto, ha risposto dichiarando la loro intenzione di partecipare al congresso democratico che Calenda ha richiesto per il prossimo 10 giugno. Ma ha anche aggiunto che la colpa è solo di Azione che ha chiesto più e più volte un passo indietro a Renzi.

Inevitabilmente, se i problemi non verranno risolti quanto prima, la nascita di un partito unico è pressocché impossibile, soprattutto se l’ego di Renzi e Calenda prenderà il sopravvento. La telenovela è solo all’inizio.

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